L’affascinante regno della spontaneità delle persone
Prendendo spunto dall’editoriale di dicembre di Monocle di Tyler Brùlè, penso che le città non possono migliorare solo con la programmazione, il reale cambiamento nel 2014 sarà fatto dalle persone e dalle politiche locali.
Probabilmente nel corso dell’ultimo anno, tutti abbiamo partecipato ad almeno una conferenza/summit/expo dove la città è stata presentata come uno degli attori principali, senza considerare il campo professionale o il pensiero politico dei singoli cittadini, dando loro un ruolo troppo generico nell’evoluzione delle città.
Tutti questi eventi cercano di spiegare come progammare una città vivibile e felice, con l’idea fuorviante che un soggetto possa progettare da solo la città.
Visto il problema degli abitanti di raggiungere in tempi brevi (meno di due ore) i principali servizi (scuole, attività commerciali, officine), sia nei centri storici delle città europee, sia nelle capitali asiatiche in espansione, molte conferenze “abbagliano” i partecipanti proponendo la risoluzione del problema con la magia del digitale.
Ovviamente tutti vorremmo vivere in una città più intelligente, ma pochi di noi creadono che una nuova app per la mobilità o un appartamento intelligente possano risolvere la situazione.
Per quanto tempo abbiamo sentito storie sulla “casa smart” in cui tu puoi stare senza il tuo cellulare e telefonare con il frigorifero o rispondere con il forno? Tre anni, dieci anni, trent’anni?
Io ancora non conosco nessuno che viva in una smart home e nemmeno penso di conoscere qualcuno che lo desideri.
I residenti delle piccole o grandi città non sentono il bisogno di una programmazione rigida che non lasci nulla al caso. Di sicuro le persone vogliono tram in orario, parchi puliti, una raccolta dei rifiuti efficace e ospedali efficienti; ma non che ogni cosa sia pianificata con così tanta precisione da non lasciare spazio all’affascinante regno della spontaneità che ha il potere di rendere vive le persone, libere di esprimere la loro vitalità, migliorando i quartieri.
Le città migliori si costruiscono quando ci sono residenti ambiziosi e ben informati che lavorano con passione e amministratori cosmopoliti.
I buoni urban planner (panificatori urbani) conoscono il funzionamento di Melbourne e le best practice di Helsinki e Bergen, sanno a chi rivolgersi per consulenze a livello internazionale se devono intervenire nella loro città, per aumentare il numero di commercianti lungo una via, ripensare gli edifici industriali abbandonati, …
Auspico che gli organizzatori delle conferenze sulla città nel 2014 prendano in considerazione le persone e le politiche che possono portare un cambiamento reale, piuttosto che pensare a qualche programma contro lo sprawl, l’intolleranza di alcuni quantieri, …
Spero che il 2014 sia l’anno della grande “correzione”, non solo per le città, ma anche per il settore pubblico e privato. Per troppo tempo abbiamo fatto una dieta a base di “new”, “digit”, “smart”, “co”, troppo spesso abbiamo visto i risultati, i costi e i fallimenti che derivano dall’avventurarsi ciecamente in nuovi territori solo grazie alle promesse della tecnologia.
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